Il gesto di Matteo Salvini, durante le elezioni regionali del 2020, fu pesantemente polemizzata per il caso del presunto spacciatore.
Durante la campagna elettorale del 2020 per le Regionali in Emilia-Romagna, Matteo Salvini andò a suonare a un citofono chiedendo se lì abitasse uno spacciatore. Proprio quella famiglia tunisina oggi viene condannata per spaccio di droga: le pene più pesanti sono state per le persone accusate di associazione finalizzata al traffico di droga.
Le condanne
La famiglia alla quale citofonò Matteo Salvini è al centro delle indagini dopo le pesanti accuse per droga. E’ stato condannato a due anni, sei mesi e venti giorni un uomo; a un anno sua moglie; a quattro anni, sei mesi e venti giorni per un figlio; tre mesi e dieci giorni per un’altra parente. Un altro figlio invece era minorenne all’epoca.
Il Gup Sandro Pecorella ha anche pronunciato un’assoluzione e un non luogo a procedere per mancanza di querela per due imputati, mentre una dozzina di posizioni saranno giudicate con il rito ordinario. Le indagini sono partite dall’omicidio di Nicola Rinaldi, ucciso nell’agosto 2019 in via Frati.
Secondo l’accusa alcuni suoi famigliari erano coinvolti nell’inchiesta. L’associazione pianificava gli acquisti di cocaina e hascisc, cercavano nuovi fornitori e i locali dove stoccare la droga che poi rivendevano sulla piazza locale.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati: Matteo Murgo, Bruno Salernitano, Filomena Chiarelli, Simone Romano, Roberto D’Errico, Alessandro Cristofori, Giovanni Voltarella, Milena Micele, Matteo Manzani.